COP29 e Delayed Transition: possiamo ancora invertire la rotta climatica?
Green Tech Insight #17 - La COP29 ha lasciato molti dubbi, ma il futuro della transizione climatica non è ancora scritto. Esistono scenari credibili per invertire la rotta? Scopriamolo!
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Nella notte tra sabato e domenica, a Baku, si è conclusa la COP29 con un accordo che, più che segnare un passo avanti, sembra rimanere in bilico su un fragile equilibrio di compromessi.
Il centro congresso di Baku - Reuters
Le negoziazioni si sono concluse con un documento ritenuto insufficiente da molti dei partecipanti, soprattutto da quei Paesi già duramente colpiti dagli effetti della crisi climatica.
L'accordo raggiunto prevede uno stanziamento di 1.300 miliardi di dollari annui per la finanza climatica, ma solo una frazione (300 miliardi) sarà garantita sotto forma di contributi e prestiti agevolati.
Il resto dipenderà da fonti ancora incerte: investimenti privati, nuove tasse, e meccanismi di finanziamento non ancora definiti. Questo squilibrio ha scatenato proteste e abbandoni durante le negoziazioni.
La situazione è stata ulteriormente complicata dalla pressione esercitata dai grandi esportatori di combustibili fossili e dal ruolo marginale assunto dalla delegazione statunitense, a pochi giorni dall’elezione di Donald Trump.
Tutto questo ha lasciato un retrogusto amaro. La COP29 ha tradito le aspettative di chi auspicava una svolta decisiva. Il documento finale, accusato di essere un'“illusione ottica”, testimonia le profonde divisioni e i conflitti d’interesse che continuano a frenare un’azione climatica concreta e coraggiosa.
Di fronte a questo fallimento apparente, emerge una domanda cruciale: c’è ancora speranza per invertire la rotta?
Se la COP29 non è riuscita a offrire risposte sufficienti, dobbiamo allora cercarle altrove, immaginando scenari nuovi e realistici che possano riportare al centro l’urgenza e la fattibilità della transizione climatica. Questo ci porta a guardare verso quei modelli climatici che, pur non perfetti, offrono spiragli di ottimismo.
Tra questi, lo scenario della Delayed Transition si distingue come un’alternativa concreta e pragmatica.
Ma cosa significa davvero? E perché potrebbe rappresentare una strada credibile per affrontare il futuro climatico del nostro pianeta?
In questo numero di Green Tech Insight proveremo a capire quale possa essere il futuro del nostro pianeta, concentrandoci su modelli e scenari che potrebbero offrire un percorso realistico e speranzoso verso una transizione climatica efficace e inclusiva.
Quali sono i principali scenari climatici?
Dopo il deludente esito della COP29, è naturale chiedersi se esistano ancora percorsi praticabili per contrastare efficacemente il cambiamento climatico.
Per rispondere a questa domanda, è fondamentale esaminare i principali scenari climatici delineati dal Network for Greening the Financial System (NGFS), che offrono diverse prospettive sul futuro del nostro pianeta in base alle azioni intraprese oggi. Vediamo quali sono.
Fonte: Network For Greening The Financial System Scenarios
Current Policies
Lo scenario delle Current Policies riflette una triste realtà: con le normative attuali, il pianeta si avvia verso un aumento della temperatura di oltre 3°C entro il 2100. Gli impatti sarebbero devastanti, dai fenomeni meteorologici estremi sempre più frequenti, alla perdita di biodiversità senza precedenti.
Below 2°C
Lo scenario Below 2°C ci dà una chance del 67% di limitare il riscaldamento globale sotto i 2°C, ma solo a condizione di un incremento rapido e costante delle politiche climatiche, che includano una significativa riduzione delle emissioni industriali e un maggiore utilizzo di energie rinnovabili.
Questo scenario non offre soluzioni facili: comporta costi iniziali elevati e richiede un cambiamento culturale e infrastrutturale sostanziale, che risulta poco credibile osservando l’attuale fotografia del nostro sistema socio-economico e politico.
Low Demand e Fregmented World
Tra queste visioni si intrecciano altri scenari, come il Low Demand e il Fragmented World: il primo punta tutto su una drastica riduzione della domanda energetica, grazie a cambiamenti nei comportamenti individuali e collettivi, mentre il secondo dipinge un futuro dominato dalla disomogeneità politica e dalla competizione internazionale, con disuguaglianze sempre più marcate tra chi può adattarsi e chi no.
Questo scenario, che fotografa un’azione ‘too little, too late’, porterebbe a un aumento delle temperature di 2,4°C.
Fonte: Network for Greening the Financial System
Immaginare un futuro positivo per il clima, però, è indispensabile per mantenere viva la speranza e la motivazione a livello globale. Tra i vari scenari delineati dagli esperti, due emergono come esempi opposti di ottimismo e pragmatismo: Net Zero 2050 e Delayed Transition.
Entrambi offrono soluzioni per contrastare il cambiamento climatico, ma le loro premesse e possibilità di realizzazione sono profondamente diverse.
Siamo pronti a scegliere uno scenario che non sia solo realistico, ma anche speranzoso?
Fonte: Source: NGFS scenarios for central banks and supervisors, October 2023.
Net Zero 2050: l'ambizione al limite del possibile
Uno degli scenari più ambiziosi è il Net Zero 2050, che immagina un futuro in cui si raggiunge la neutralità climatica entro la metà del secolo. In questo caso, le politiche ambientali diventano progressivamente più stringenti già a partire dal 2025, con una rapida decarbonizzazione del settore energetico, grazie all’elettrificazione e all’utilizzo su larga scala di tecnologie come la cattura e il sequestro del carbonio (CCS).
Questo scenario richiederebbe una drastica riduzione delle emissioni globali entro il 2030, con una cooperazione internazionale impeccabile e un livello di investimenti in infrastrutture mai visto prima.
La distanza tra questa visione e la realtà, però, appare quasi insormontabile: nonostante i progressi tecnologici e la crescente consapevolezza politica, le emissioni globali non mostrano segni di calo significativo. Paesi e settori economici si muovono a velocità diverse, e l’assenza di accordi globali vincolanti rischia di trasformare questo scenario in un sogno irrealizzabile.
Delayed Transition: il pragmatismo che non rinuncia alla speranza
Guardare avanti significa riconoscere che non esiste un destino già scritto. Nonostante i ritardi e le promesse infrante, abbiamo ancora in mano il potere di cambiare rotta. Ma il tempo non è una risorsa infinita, e ogni giorno che passa restringe il ventaglio delle possibilità.
E qui entra in gioco lo scenario della Delayed Transition, una possibilità che sembra quasi creata per chi crede che non sia mai troppo tardi. In questo futuro, la decarbonizzazione non parte immediatamente, ma prende slancio dopo il 2030. A prima vista, questo ritardo potrebbe sembrare una condanna, ma analizzandolo più da vicino si rivela uno scenario sorprendentemente praticabile.
Fonte: https://www.ngfs.net/ngfs-scenarios-portal/explore/
Se Net Zero 2050 rappresenta l’ideale, lo scenario della Delayed Transition offre un compromesso che ritengo realistico.
Questa transizione ritardata non significa inazione: al contrario, si basa su una pianificazione strategica e sulla costruzione di basi solide per un cambiamento accelerato e deciso nei decenni successivi.
Il tempo guadagnato potrebbe essere utilizzato per consolidare infrastrutture sostenibili e innovative, accelerare la ricerca tecnologica e costruire un consenso politico ed economico più solido.
Certo, questa transizione ritardata richiederebbe misure drastiche e politiche stringenti nei decenni successivi, ma ci permette di immaginare un cammino che, pur pieno di difficoltà, non sia del tutto precluso.
Cosa significa in pratica?
La Delayed Transition riconosce i limiti politici ed economici attuali e propone di concentrare i prossimi anni su investimenti mirati, ricerca e innovazione. Questo approccio permette alle tecnologie emergenti, come l’idrogeno verde e la cattura della CO₂, di maturare e diventare più accessibili.
Perché è uno scenario credibile?
La forza della Delayed Transition sta nella sua fattibilità: a differenza di Net Zero 2050, non richiede un’azione immediata e uniforme da parte di tutti i Paesi, ma sfrutta il tempo per colmare le lacune tecnologiche ed economiche, riducendo il rischio di disordini sociali ed economici che una transizione affrettata potrebbe causare.
È uno scenario che tiene conto delle disuguaglianze tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo, consentendo ai governi di concentrarsi su priorità locali, senza abbandonare l’obiettivo globale.
Questo scenario garantisce il 67% di probabilità di limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi Celsius.
I passi necessari per il successo
Perché la Delayed Transition funzioni, è fondamentale che il ritardo iniziale sia compensato da un’azione estremamente decisa e coordinata in seguito. Vediamo tutti i passi necessari.
Investimenti massicci in ricerca e sviluppo: tecnologie come le batterie avanzate, l’idrogeno verde e la cattura della CO₂ devono diventare economicamente competitive e scalabili.
Infrastrutture resilienti: nei prossimi anni, sarà essenziale sviluppare reti energetiche e sistemi di trasporto sostenibili, pronti a supportare una rapida decarbonizzazione.
Politiche climatiche graduali, ma progressive: sebbene l’azione principale inizi dopo il 2030, è necessario introdurre da subito normative che incentivino l’adozione di tecnologie pulite e penalizzino gradualmente le emissioni.
Educazione e sensibilizzazione: preparare le società al cambiamento richiede un impegno costante per promuovere consapevolezza e coinvolgimento pubblico.
È evidente che questi scenari presentino un elevato livello di incertezza legato sia agli sviluppi dei cambiamenti climatici sia alle attività di transizione, ma, nella realtà odierna, la gamma dei possibili esiti è molto più ampia rispetto al passato.
Electricity generation in EJ per year. Fonte: Network for Greening the Financial System
Inoltre, le politiche di "carbon pricing" (tasse sul carbonio e sistemi di scambio di emissioni) potrebbero essere implementate gradualmente, permettendo alle economie di adattarsi senza creare shock economici, ma allo stesso tempo creando segnali chiari sui costi associati alle alte emissioni.
Come abbiamo visto, una delle forze principali della Delayed Transition è la possibilità di sfruttare il tempo per far maturare tecnologie che oggi sono ancora troppo costose o immature per essere adottate su larga scala.
In particolare, tre aree tecnologiche hanno il potenziale di trasformare radicalmente il nostro modo di produrre e consumare energia.
Efficienza energetica: ottimizzare l’utilizzo di energia è una delle chiavi per ridurre le emissioni, e la tecnologia sta già facendo passi da gigante in questo campo, dall’illuminazione LED alle smart grid, fino agli edifici a energia quasi zero.
Decarbonizzazione dei settori difficili da decarbonizzare: settori come l'industria pesante, l'aviazione e i trasporti marittimi sono tra i più difficili da decarbonizzare. Tuttavia, nuove soluzioni, come l'idrogeno verde e i carburanti sintetici, potrebbero svolgere un ruolo chiave in questo processo.
Cattura e stoccaggio del carbonio (CCS): sebbene oggi la CCS sia costosa e in gran parte sperimentale, con investimenti e ricerca, potrebbe diventare un alleato fondamentale per la riduzione delle emissioni industriali e per bilanciare le emissioni che non possono essere eliminate completamente.
CO2 removal in Mt CO2 per year Fonte: Network for Greening the Financial System
Pro e contro della Delayed Transition
Il “vantaggio” di un approccio ritardato, quindi, risiede nel fatto che avremmo il tempo per migliorare queste tecnologie, abbattere i costi e implementarle in modo più efficace, garantendo che le azioni future siano non solo necessarie, ma anche convenienti dal punto di vista economico.
Come ogni strategia, anche la Delayed Transition comporta dei costi, sia immediati che a lungo termine. Ritardare l’inizio delle azioni climatiche avrà probabilmente un impatto sulle risorse economiche, e potrebbe anche far aumentare i costi di adattamento ai cambiamenti climatici in corso, come le ondate di calore, le alluvioni e le crisi alimentari.
I rischi associati a eventi climatici estremi aumentano con il passare del tempo, e ciò potrebbe compromettere la sicurezza economica globale.
Tra l’idealismo di Net Zero 2050 e il pessimismo di scenari più catastrofici, la Delayed Transition si distingue per il suo equilibrio: rappresenta quindi una strada che, se perseguita con determinazione, potrebbe ancora salvare il nostro pianeta da un destino che ora sembrerebbe segnato.
Consigli di lettura
In questo sito puoi approfondire i vari scenari climatici elaborati dal Network for Greening the Financial System.
Se vuoi saperne di più sulle conseguenze dell’inazione nei confronti dei cambiamenti climatici ti consiglio questo sito.
Qui puoi scoprire di più sulle strategie di riduzione delle emissioni
Se ti interessa approfondire i progetti carbon removal ti lascio questo link.
Se invece vuoi andare a fondo sugli effetti del global warming sui settori dell’economia, ti propongo questo insight.